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Coro Valsangone Giaveno – da 1956

CORO VALSANGONE

dal 1956

Il Coro

Il Coro Valsangone è un coro maschile che esegue prevalentemente canti di origine popolare e canti alpini. Fondato nel maggio del 1956 a Giaveno, città metropolitana di Torino, è composto da diciotto elementi, la maggior parte dei quali proveniente dalla Val Sangone. Il primo direttore del coro è stato Don Franco Martinacci, sostituito dopo alcuni anni di attività da Marcello Martinacci, a cui è subentrato Mauro Giai Levra, che lo dirige tuttora. Il repertorio del coro è basato su circa duecento canzoni scritte ed armonizzate, fra gli altri, da Bepi de Marzi e Angelo Agazzani. Alcuni brani sono stati scritti ed armonizzati a cura del coro stesso, in particolare da Marcello Martinacci.

La nascita del Coro Valsangone

di Don Franco Martinacci

tratto dal libro Dausin pubblicato nel 2006

Era la prima domenica di maggio dell’anno 1956 quando, di pomeriggio, tre carissimi amici (Ermes, Feliciano e Germano) vennero a trovarmi in Seminario.

Vivevo il quarto anno di insegnamento e, con don Beppe Cerino, meraviglioso organista e musico, seguivo il Coro Parrocchiale di Giaveno. Avevo maturato in casa mia l’amore per i canti di montagna e militari(che sovente  si fondono insieme), che papà, colonnello e buon musico ci insegnava.

Mio fratello maggiore, Pino, aveva cantato per alcuni anni nel SUCAI, primo coro torinese di questo genere, diretto dall’ing. Reviglio (detto “montagna”), poi recatosi in USA per motivi di lavoro, per cui detto coro terminò la sua esistenza. Alcuni di quei cantori passarono in altri due cori che nel frattempo nacquero: il CAI-UGET (da cui successivamente Si staccò la Camerata Corale la Grangia)e l’Edelweiss (poi CAI-Edelweiss) in cui entrò a cantare  mio fratello Marcello. Con Pino e Marcello si faceva talora in casa un mini-coretto e di li nacque in me il desiderio di poter, chissà, un giorno formare un coro mio.

Giaveno era ormai la sede del mio insegnamento e Giaveno poteva essere il luogo dove realizzare questo sogno.

Proprio per questo nei mesi di ottobre 1955 e ebbraio1956 invitai in Seminario il coro Edelweiss per allietare i seminaristi, ma estesi l’invito ad alcuni cantori del coro parrocchiale e ad altri amici.

Ciò premesso, quando avvenne l’incontro con gli amici Hermes, Feliciano e Germano(che già cantavano in un coro di canti di montagna diretto dal M Giovanni Prever detto “Cangin ed in quello parrocchiale) durante il quale mi proposero di formare e dirigere un nuovo coro di canti di montagna accettai con entusiasmo giovanile: il mio desiderio si avverava.

Dove trovarci per le prove?

In Seminario, fu la mia prima risposta.

Così, con il consenso del meravigliose Rettore di allora, Mons. Bartolomeo Burzio, ci trovammo per le prove nei locali del parlatoio alla sera dopo cena.

Quanta pazienza il Rettore per calmare alcuni confratelli che dalle nostre prove venivano disturbati neo loro sonni!

Le prime timide esibizioni furono nel teatro de Seminario stesso e poi in quello parrocchiale; accompagnate da tanta “fifa”.

Fu necessario darci un nome e nacque così il “Coro Alpino Valsangone”.

I successivi risultati furono talmente promettenti che nacque l’esigenza della divisa e del distintivo.

I primi canti molto semplici, ci allietarono e le voci giovanili, unite a tanto entusiasmo fecero il resto, per cui si passo molto presto a canti più impegnativi e le Voci si fusero sempre più. I tempi furono propizi e gli inviti nei paesi vicini (Valsusa, Valchisone e bassa Valsangone) aumentarono e ci incoraggiarono. Nacque anche l’esigenza di formare voci giovanili nuove, per cui si iniziò il coro-bis, che forni in seguito elementi nuovi. Tanta fu la nostra gioia quando la nostra passione canora passò in altri paesi nei quali ci invitavano a cantare e si formarono così altri cori come il nostro, con i quali ci fu, e mi auguro ci sia sempre, tanta amicizia. In seguito, il Comune di Giaveno ci assegnò un locale e lasciammo il Seminario, la nostra culla. Nel 1967 venni mandato parroco a Piossasco e la direzione del coro passò a Marcello, che nel frattempo aveva lasciato l’Edelweiss per unirsi al fratello e ai nuovi amici, Altri scriveranno dei primi successi a Torino (Italia61, al Carignano e all’Alfieri) a Lecco, Novara, Adria, Ivrea (concorsi nazionali) e a Grottaferrata (Roma) come coro vincente la selezione nazionale dei cori del C.T.G.(Centro Turistico Giovanile).

1954: L'idea, i primi passi - 1956: La nascita del Coro.

di Germano Giai Levra

tratto dal libro Dausin pubblicato nel 2006

Un sabato pomeriggio dell’autunno 1954 mi ritrovavo ospite a casa dell’amico Arnaldo Gili

per il consueto incontro di fine settimana dedicato all’ascolto delle ultime novità discografiche in fatto di musica leggera.

Casualmente, il giorno precedente a Torino, Arnaldo aveva acquistato, tra gli altri, un disco di brani eseguiti da un gruppo corale a lui sconosciuto, ed era ansioso ed impaziente di farmelo ascoltare. Disco e copertina recavano impresso “la voce del padrone” e, più in risalto, “Coro della SAT”. Quest’ultima indicazione, lì per lì non mi diceva assolutamente nulla, ma per non deludere l’amico e padrone di casa, viste le sue insistenze,

acconsentii ad ascoltare quel disco, peraltro con una disponibilità d’animo non proprio delle migliori, già presupponendo di udire le solite esibizioni canore tipiche di certi ambienti a tarda ora. Sarebbe stato da parte mia un imperdonabile errore di valutazione e di superbia, proprio non immaginando ed intuendo che quello che avrei udito di lì a poco, avrebbe segnato ed indirizzato musicalmente la mia vita per oltre cinquant’anni!

Dopo qualche secondo di audizione ero già di stucco, a bocca aperta, affascinato ed impressionato da quel modo di cantare a più voci e per giunta senza essere accompagnati da alcun strumento musicale, con una delicatezza di testi ed espressioni genuine tipiche dei grandi artisti, con melodie ed accordi innaturali ma così fini tanto da farmi venire la pelle d’oca.

C’era di che essere rapiti, bastava socchiudere gli occhi e rilassarsi per sentirsi in alta quota, dove forte si sente il vento sferzare le cime e a valle le chiome dei larici e degli abeti piegarsi Troppo bello: quel disco roteò sul piatto del grammofono per l’intero pomeriggio; l’indomani e per vari giorni, puntualmente, mi ritornavano in mente quei canti che mi avevano così colpito, tant’è che, di comune accordo, Arnaldo Gili ed io decidemmo di farli sentire anche ad, un gruppo di amici, alcuni dei quali già presenti con me nelle fila della cantoria parrocchiale.

Fu un’esperienza coinvolgente: visibilmente contagiati, entusiasti, compiaciuti, e addirittura senza parole, ci guardavamo l’un l’altro solo per dire: “magnifico, splendido, eccezionale”, mentre in cuor nostro, in gran segreto, guardandoci bene dal comunicarlo agli altri, proprio per non osare tanto, ciascuno di noi stava coltivando un’idea:

“Ma perché non provare a cantare anche noi questi canti di montagna?”.

Era chiaro ed evidente che questo desiderio era già vocazione, era già realtà, e che ognuno di noi portava già dentro l’embrione del futuro coro che assumeva così forma e consistenza, mentre all’orizzonte già si delineava la prima difficoltà: per apprendere un canto, in primo luogo era necessario disporre dello spartito musicale.

E dove trovarlo?

È da precisare che allora, rispetto agli attuali, erano altri tempi e le difficoltà erano molte: la guerra era finita da nove anni ma ancora dietro l’angolo, a Torino pesantemente segnata dai bombardamenti, di soldi ne giravano pochi, ed in queste condizioni era difficoltoso reperire generi e beni voluttuari non proprio strettamente necessari al quotidiano sostentamento.

Gli spartiti musicali erano tra questi, la nostra tenacia venne comunque premiata e fortuna volle che fossero reperibili, unici ed esclusivi sul mercato, proprio quelli del coro SAT, sì, proprio di quel coro del quale qualche settimana prima avevamo ascoltato il disco.

La buona volontà e l’entusiasmo che ci pervadevano erano davvero ammirevoli, ma purtroppo avevamo i nostri limiti tecnici: eravamo in pochi e con scarsa propensione alla lettura degli spartiti musicali; le parole, sì, le parole, almeno quelle, ma per il resto era notte fonda!

Venne in nostro soccorso un musico giavenese, Giovanni (Giuvanin) Prever detto “Cangin”, mutilato di guerra, buon lettore di musica e buon fisarmonicista; lo contattammo e gli esponemmo le nostre intenzioni ed i nostri problemi: sollevò alcune riserve, ma da persona generosa e solidale qual era, accettò di assumere il ruolo di maestro, di dividerci in quattro gruppi e ad insegnare ad ognuno di noi le rispettive parti musicali corrispondenti alle quattro tonalità canoniche tipiche dei canti di montagna: tenori primi e secondi, baritoni, bassi.

Eravamo undici giovani di belle speranze, ventenni o poco più, e precisamente: Ermes Agostinetto, Luciano Bruno, i gemelli Beppe e Carlo Cugno, Giorgio Geninatti, Arnaldo Gili, Gigi Ruffino, Ermes Vacchelli, i fratelli Feliciano e Gian Beppe Pogolotti ed infine il sottoscritto, sotto la guida di Giovanni Prever, con il solenne impegno di ritrovarci almeno una sera a settimana in una stanzetta non utilizzata al primo piano del bar Anselmo, ex pasticceria Taricco, all’angolo tra via Roma e piazza San Lorenzo, nostra prima e storica “sede sociale”.

Le settimane trascorsero in fretta, e ormai l’anno ’54 volgeva al termine.

Fu un anno ricordato per il ruolo importante assunto dalla televisione nazionale che trasmise per la prima volta in diretta le partite del Campionato del mondo di calcio disputatisi in Svizzera. Erano gli anni nei quali iniziavano a materializzarsi i primi apparecchi televisivi per fare poi capolino nelle case degli Italiani: a Giaveno, in realtà, gli apparecchi televisivi erano rarissimi, dislocati prevalentemente nelle case di qualche famiglia abbiente ed in alcuni bar, tra i quali il bar Taverna.

Ma la novità era importante anche sotto il profilo economico, e la Rai cercava di sostenerla ed ampliarla con l’unica finalità di stipulare nuovi abbonamenti. Uno dei sistemi usati allora, consisteva nell’organizzare trasmissioni locali a circuito chiuso da poter ritrasmettere sul locale territorio, con l’ausilio di mezzi molto semplici: un camion, un’antenna, due o tre tecnici, una telecamera fissa, qualche faretto per l’illuminazione, un ambiente qualsiasi, come potevano essere la sala di un cinema o di un teatro, se non la pubblica piazza.

Coerentemente con la esiguità dei mezzi e le finalità di promozione, la RAI trasmetteva brevi spettacoli offerti da “realtà locali”: feste di borgata, il buontempone di turno a raccontare barzellette, qualche prestigiatore non proprio tanto esperto, due o più persone con strumenti musicali, tanto da apparire come complesso musicale, qualche poesia strappalacrime, il tutto contornato da un pubblico composto in prevalenza da gente locale, al fine di suscitare e stimolare curiosità, coinvolgimento e seguito. E cosa importante: il tutto senza grandi spese! Vennero anche a Giaveno a fine estate del ’55 e tra le “realtà locali” invitate ad esibirsi, toccò anche a noi, a Palazzo Marchini, nella allora sala del consiglio comunale a piano terreno. Fu il nostro battesimo e di conseguenza, il nostro primo concerto pubblico: senza presunzione alcuna, probabilmente, fummo il primo coro d’Italia ad essere ripreso e ritrasmesso in diretta televisiva. La gioia per il felice esito della nostra prima esibizione non durò a lungo, perché di lì a poco, Giovanni Prever ci comunicò la sua intenzione di abbandonare la direzione del coro: aveva costituito un’orchestrina tutta sua e non aveva più la possibilità di seguirci; a malincuore e con il morale a terra, accettammo la sua decisione. Dovevamo però trovare una soluzione a breve, perché dopo aver provato la gioia e l’emozione di cantare in coro, non potevamo fingere che non fosse accaduto nulla: era un po’ come regalare la caramella ad un bambino per poi chiedergli di restituircela! Come detto in precedenza, alcuni di noi, Beppe, Carlo, Feliciano ed io, frequentavamo la cantoria della Chiesa parrocchiale, e lì ci capitò di conoscere don Franco Martinacci, giovane e dinamico professore di matematica al Seminario Minore di Giaveno, ottimo conoscitore di musica e valente organista: era giovane, quasi nostro contemporaneo, ispirava fiducia e simpatia, perciò decidemmo di parlarne con Lui. Era l’anno 1956, l’anno delle olimpiadi invernali di Cortina d’Ampezzo.

Più convinti e determinati che mai, la prima domenica di maggio, al pomeriggio, Feliciano, Ermes ed il sottoscritto ci recammo in Seminario, dove don Franco ci accolse con la consueta disponibilità che lo ha sempre contraddistinto; gli parlammo della nostra situazione, dei nostri problemi, delle nostre aspirazioni, e (per ultima) di una eventuale, sua disponibilità ad aiutarci: ci rispose di sentirsi onorato per la richiesta e felice di essere il “nostro maestro”.

Fu per noi un enorme sollievo, che riportò alle stelle la nostra gioia ed il nostro morale!

Non erano estranei al suo entusiasmo la sua capacità e l’impegno nella formazione dei giovani, e credo, il ricordo del papà Colonnello degli Alpini, figura di riferimento insostituibile, quegli Alpini i cui canti costituivano allora la parte prevalente del repertorio dei cori di montagna, il nostro compreso.

Detto e fatto: il compianto Rettore di allora, Monsignor Bartolomeo Burzio, entusiasta della Monsignor Bartolomeo Burzio, entusiasta dell’iniziativa intrapresa da don Franco, (vista come ulteriore impegno a favore e sostegno dei giovani giavenesi), con benevolenza e generosità dispose che ci venisse messa a disposizione una “sala prove”, precisamente l’ultima delle quattro sale contigue unite fra loro da un lungo corridoio, all’ingresso del Seminario Arcivescovile, nella quale iniziammo a radunarci ed a “provare” con regolarità il venerdì sera; nel contempo, l’organico del coro cresceva, acquisendo nuove adesioni tra simpatizzanti ed amici, mentre nei mesi successivi, definimmo anche il nome del sodalizio: “Coro Alpino Val Sangone”.

L’ultimo sabato di ottobre dell’anno 1956 ci vide attori e protagonisti del nostro primo concerto ufficiale tenutosi nel salone del cinema San Lorenzo all’Oratorio Parrocchiale, e tra i canti proposti in quella serata, mi piace ricordare tra gli altri, “Dove te vett o Marietina”, “Monte Nero”, “Bombardano Cortina”, “O Angiolina bela Angiolina”, serata valorizzata dai commenti di Candido Martinacci, fratello di don Franco, che per molti

anni ricoprì con eleganza, signorilità e rara competenza, l’incarico di presentatore ufficiale del nostro coro. Da allora sono trascorsi cinquant’anni, e sembra ieri! ….

Discografia

45 Giri

  • Maria Giôana
  • La löja scura
  • Cansôn d’j alpini
  • A Turin la reusa bianca
  • Montagne Valdotaines
  • Dans le jardine de mon pére
  • Voici venir la nuit
  • Belle rose du printemps

33 Giri

  • Leggenda di guerra
  • I deportati
  • Rododendri e gensianele
  • Fischia il vento
  • Nostalgia dla Montagna
  • Belle rose du printemps
  • Inno degli Alpini
  • La gigia l’e malada
  • Sortia da la piola
  • La leuja scura
  • Marieme veui marieme
  • Le donne brutte
  • Il canto dell’addio

Musicassetta

  • O rondolina bela
  • Monte Canino
  • Io vorrei
  • Sui monti scarpazi
  • Rifugio bianco
  • Baron li tron
  • La Barbiera
  • L’acqua ze morta
  • Alpini in montagna
  • A Torino piazza S.Carlo
  • Le vieux chalet
  • Lussia Maria
  • Canto di contrabbandieri

Compact Disc
  • Nostalgia dla Montagna
  • L’ellera verde
  • E sulla riva del mar
  • Nessuno pregava con me
  • Dal tuo celeste trono
  • Mamma mia vienimi incontro
  • Done done
  • La scelta infelice
  • Inno alla notte
  • Marì Betlemme
  • Maremma
  • Maddalena
  • Improvviso
  • Te Deum
  • Senti il martelo
  • L’orghen de Perzen
  • Me compare Giacometo

Dove Siamo

Sede delle Prove

La sede del CoroValsangone si trova in piazza Ruffinatti 16 a Giaveno (To) presso scuola elementare

Esecuzione delle Prove

giovedì sera dalle 21.00 alle 23.00

(contattaci per conferma)

Contatti

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Sabato 11 NOVEMBRE ore 21.00 “Serata Musicale” concerto del Coro Valsangone e della Corale  Incanto presso l’istituto Pacchiotti di Giaveno